Bitcoin, Bolle e Charles Ponzi

bitcoin bubble

Archivio, 17 dicembre 2017, la bolla del Bitcoin

I nuovi massimi toccati nell’ultimo mese dal Bitcoin riaccendono il putiferio, come ciclicamente accade, sulla questione riguardo il fatto che la cryptocurrency sia protagonista in primo luogo di una bolla finanziaria e, secondariamente, di una truffa connessa ad uno schema Ponzi.

Con l’occasione inauguriamo il tag ‘ttbsptc’ che deriva dalle iniziali delle parole della frase ‘(io penso che) tua testa buona solo per tenere cappello’, coniata da Vujadin Boskov. ‘Il Mister’ Bosckov, ottimo giocatore di calcio e successivamente grande allenatore in giro per il mondo, si distinse anche per l’acutezza nell’osservare la natura umana non solo in ambito calcistico: la frase fu da lui usata nei confronti di un giornalista che, evidentemente, si era con lui distinto per altro. Useremo quindi il tag per porre in evidenza le opinioni di coloro che, ad avviso di chi scrive questo blog, rendono noto il loro pensiero nelle diverse forme con il solo risultato di compiere un’utile ginnastica alle articolazioni della mandibola o delle mani oppure, semplicemente, perdono una buona occasione per stare zitti: con riguardo l’argomento Bitcoin di personaggi del genere, anche ad alta reputazione riconosciuta, ce ne sono molti e da molti anni non tralasciano occasione di farsi notare.

Andiamo con ordine.

Il Bitcoin è una bolla finanziaria? Si, per due motivi: il primo ‘dottrinale’. Abbiamo già visto che delle funzioni della moneta il Bitcoin assolve male l’essere mezzo di scambio e bene l’essere riserva di valore. Ne deriva che se il mercato presenta domanda ed offerta di Bitcoin, e questa viene utilizzata quasi esclusivamente come riserva di valore e non per scambi di beni e servizi, siamo in presenza di un mercato che si può scaricare esclusivamente sotto l’aspetto di transazioni finalizzate alla speculazione (investimento/disinvestimento) creando quindi una bolla.

Se si trasla il discorso alla bolla dei tulipani del diciassettesimo secolo, essi potevano essere solo riserva di valore: i bulbi non furono unità di conto (il prezzo del pane non veniva espresso in tulipani) e neppure mezzo di scambio (non si comprò pane scambiandolo con tulipani); quindi l’avvicendarsi della domanda e dell’offerta che caratterizzò il mercato potè scaricare le sue dinamiche solo sull’aspetto speculativo creando la famosa bolla.

Il secondo motivo per cui il Bitcoin è una bolla finanziaria è ‘il conto della serva’. Se, con arrotondamento di date e valori per semplicità:

  • oggi il Bitcoin ha un controvalore di 19.000 usd;
  • per comoditĂ  si fissa che le contrattazioni contro valuta fiat siano inziate nel settembre del 2011 con un controvalore di 10 usd;
  • il protocollo prevede che l’ultimo bitcoin sarĂ  minato il 7 maggio 2140 (per chi ci sarĂ  a controllare l’evento);
  • se si considera solo la differenza di quotazione esso nel 2140 dovrebbe valere, proporzionalmente, circa 390.000 usd (con base il differenziale di quotazione 2011/oggi) oppure circa 1,135 mil usd (con base il differenziale 2016/oggi): ambedue accadimenti nel novero delle possibilitĂ . Idem se si addotta una prospettiva previsionale logaritmica;
  • se però si considerano i tassi di crescita in percentuale (anche solo quello 2007/2017) il controvalore previsto al 2140 risulta essere inscrivibile, con senso logico, in cifre.

Morale della favola il Bitcoin è attualmente soggetto ad una bolla finanziaria: con un incremento di più del 1.000% nell’ultimo anno non può considerarsi altro ma questo è un male? Le bolle sono oggettive e, quando riguardano asset immateriali (diversamente da quelli materiali come nel caso della vaniglia visto nei mesi scorsi), dipendono dalle aspettative di mercato degli operatori che decidono se ed a quanto acquistare o vendere: sono un male per chi resta dentro, in base ad aspettative errate, quando la bolla scoppia e si trova con un investimento pari a zero un giorno per l’altro. Le bolle sono fraudolente? No, se le aspettative su cui si basano le scelte degli operatori maturano su informazioni indistintamente disponibili; si, se alcuni operatori possiedono, in ragione della loro posizione, informazioni tali da essere vantaggiati rispetto ad altri perché così possono anticipare e/o indirizzare il mercato secondo i loro particolari interessi. In alcuni casi le bolle possono essere drogate ma non fraudolente: sono le situazioni in cui si è in presenza di attori che dato il loro coinvolgimento nel mercato hanno interesse a sostenere (fino a quando riescono) il valore dell’asset sottoposto a speculazione per proprio tornaconto. Generalizzando e con i dovuti distinguo, il caso dei mutui subprime, che innescò negli Stati Uniti la crisi del 2008, e la recente bolla dei derivati nostrana, che provocò tra il resto il pesante indebitamento ancora presente in molte tesorerie comunali italiane, sono esempi del genere. Non ci sono elementi attualmente per dire che qualcuno sia in possesso di informazioni in grado di influenzare il mercato dei Bitcoin in maniera fraudolenta.

Veniamo allo schema Ponzi: esso si può riassumere nel promettere alti e rapidi ritorni di investimento in un asset, materiale e/o immateriale, che non esiste realmente. L’alto e rapido ritorno crea aspettative positive che inducono ad investire creando una micro-bolla sull’asset: i successivi investimenti servono a remunerare, come promesso, i primi investitori per mantenere alta la reputazione dell’asset fino a quando lo schema crolla e il bandito (o la banda bassotti) di turno scappa con la cassa o finisce in prigione o tutti e due. Esempio eclatante, in quanto a reputazione dell’ideatore e soldi raccolti, è stato l’abbastanza recente caso di Bernard Madoff negli Stati Uniti. Uno schema Ponzi necessità per essere definito di tre elementi: un (a) progetto ideato a priori da un (b) singolo, o da un’organizzazione, e basato su un (c) asset inesistente. Se il presupposto è una (a) truffa nel caso del Bitcoin non si capisce, allo stato dell’arte, chi dovrebbe esserne (b) l’ideatore, la mente dello schema, che ha organizzato il tutto; inoltre, per quanto virtuale, chi possiede un Bitcoin ha qualche difficoltà a comperare il latte al negozio sotto casa ma può facilmente (c) scambiarlo in moneta fiat.

Due sono le principali argomentazioni alla truffa: la prima, a fronte di una capitalizzazione di circa 320 mld di usd il trading mensile in Bitcoin è pari solo a circa 433 mld di usd: quindi circola poco. Anche se le società di mining, o i primi investitori, si tenessero in portafogli quantità di asset cospicui questa è una scelta di investimento non sinonimo di truffa: se la bolla scoppia essa scoppia per tutti. Secondo, le cryptocurrency non sono garantite nel loro controvalore dalla reputazione di alcun emittente: sarebbe utile sapere invece chi, a questo proposito, sta garantendo gli strumenti finanziari in moneta fiat che, in quanto a controvalore, risultano (con dato al 2014 quindi non perfettamente aggiornato) capitalizzati di circa il 400% rispetto al prodotto lordo globale, e cioè l’economia reale. Anche in questo caso l’argomentazione non ha niente a che vedere con una truffa ma, semmai, con la rischiosità dell’investimento. Questo non vuol dire che non ci sia in

giro chi sta usando lo schema Ponzi basandosi su Bitcoin: qui e qui chiari esempi che potrebbero però esistere tanto con il Bitcoin quanto la Pataca del pianeta Thedus, se esistesse e fosse soggetta a domanda ed offerta.

Concludendo il mercato dei Bitcoin è ad alto rischio ed è soggetto ad una bolla con riguardo la quotazione dell’asset ma si possono tranquillamente taggare, allo stato dell’arte, con ‘ttbsptc’ coloro che continuano a definirlo uno schema Ponzi, e cioè una truffa.

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alessandro rossi🧟‍♂️💭
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Written by alessandro rossi🧟‍♂️💭

Innovation Intelligence Analyst| Meditator Zombie| Hikikomori White-Haired| Digital Borderline| Has A Black Hole Under The Pillow| A Bad Product Of💜Venezia🦁

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