Blockchain e Proliferazione degli Stati Virtuali.
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Archivio, 3 luglio 2018, innovation intelligence e micronazioni
L’affermarsi della tecnologia blockchain ha dato nuovo impulso ai micro stati, virtuali e non. Il fenomeno storicamente è sempre esistito, sia come impulso iniziale di formazione di nuove nazioni che cercano l’indipendenza dai poteri centrali (per esempio le enclave o le minoranze che si identificano in un territorio) sia, in misura minore, come iniziativa di gruppi o singoli che senza comunanza alcuna di lingua e/o religione e/o cultura proclamano un territorio, occupato a diverso titolo, sovrano in forza a principi ed ideali a cui si invita ad aderire (eclatante e simbolico in Italia negli anni a cavallo tra i ’60 ed i ’70 del ‘900 il caso delI’Isola delle Rose) sia, infine, in forma mista (è il caso di Osho Rajneesh, negli anni ’80 e la comunità Rajneeshpuram ad Antelope nell’Oregon).
La seconda e la terza tipologia per ora sono finite sempre male, nel senso che gli stati in cui sono situati le nuove statualità reagisco con l’annientamento di fatto del ‘batterio’ che si sviluppa al loro interno. Con l’affacciarsi della blockchain qualcosa però sta cambiando. Le iniziative da tenere sotto osservazione fenomenologica per rilevanza mediatica, originalità propositiva ed adesioni sono sei, alcune con origine precedenti altre posteriori allo svilupparsi del protocollo: tutte però lo hanno metabolizzato al loro interno e sono del secondo tipo, cioè non enunciano fattori di condivisione di natura culturale o sovra-culturale, neppure parziali.
Quelli con struttura territoriale sono tre: Liberland, il cui spazio vitale è posizionato tra Croazia e Serbia, Floating Island Project, un progetto di The Seasteading Institute che si concretizza in isole artificiali situate nel mare della Polinesia Francese e Bitcointopia, nel Nevada. Mentre Liberland metabolizza la blockchain come strumento di pagamento Floating Island Project e Bitcointopia pongono il protocollo come base, in maniera diversamente articolata, per regolare i rapporti tra i membri della comunità. La quarta iniziativa è una via di mezzo tra esistenza/assenza della struttura territoriale: si tratta di Puertopia (o Sol), a San Juan de Puerto Rico, dove attraverso una base strutturale formale (250.000 acri di costruzioni risparmiati dall’uragano ed acquistate allo scopo) si sta dando vita ad un movimento statuale interamente basato sulla blockchain. Infine Asgardia e Bitnation, accumunati dall’assenza di territorialità. Il primo è un progetto di ‘space nation’, e cioè di abitabilità dello spazio: in Asgardia la blockchain è adottata con prospettiva monetaria. La seconda è l’esempio di stato virtuale per eccellenza: in Bitnation la comunità è presente solo sul cyberspazio ed è interamente regolata dalla blockchain. Per chi vuole approfondire tutte le iniziative presentano siti istituzionali esaustivi di informazioni, anche storiche.
Le caratteristiche da porre in evidenza dal lato dell’innovazione sociale travalicano le diverse articolazioni: innanzi tutto le sei iniziative non sono il parto di personaggi stravaganti ma progetti innovativi ben strutturati, che oltre a destare l’interessamento in termini di adesioni lo destano anche a livello di modellistica, da parte delle diverse istituzioni internazionali e, soprattutto, a livello di investimenti (denaro e thinking head) considerando i nomi che vi partecipano a diverso titolo. Secondo, la blockchain ha permesso alle iniziative più datate, Liberland e Asgardia, di superare l’impasse monetario che le vedeva legate da molti anni alle valute di terzi, ottenendo così un ulteriore grado di libertà: battere [crypyo]moneta propria dotata di reputazione. Infine, per i progetti più giovani e più connessi a forme di decisione decentralizzata da parte dei membri, lo svilupparsi del protocollo Nakamoto consente modalità perfetta di espressione della volontà condivisa in ambiente esclusivamente virtuale.
Il combinato disposto dei diversi modelli, assieme al progredire di altri fenomeni quali per esempio il nomadismo digitale, lo sharing-housing, l’evoluzione dei servizi fintech e di e-health/welfare, la virtualizzazione delle procedure di inizializzazione e gestione delle forme associate di generazione di prodotti e servizi (sopratutto i contesti DAO e DAC che trovano origine con blockchain e smart contract) fanno ipotizzare una tendenza a medio-lungo termine in cui fattori sociali in evidenza sono: scissione tra individuo e territorio di appartenenza, virtualizzazione dell’identità personale e travaso tra comunità che più si adattano allo stile di vita preferito, in base alle diverse fasi dell’esistenza. Quindi fenomeno da porre sotto attenzione, in quanto molto veloce nel dispiegarsi e con esiti attualmente non prevedibili.