Il Settore Funerario Innovazione e Digitalizzazione

Archivio, 2 maggio 2018, innovation intelligence e morte
A prescindere che il settore funerario è l’unico a cui, prima o dopo, tutti si approcciano, in Italia esso ha una filiera che muove 1,7 mld Euro, importante anche se inferiore agli altri paesi europei con popolazione quantitativamente simile. A differenza però degli altri paesi l’Italia ha una campana demografica strutturata in maniera tale da far prevedere, anche dal solo lato quantitativo, una sviluppo di mercato nei prossimi anni: i motivi sono la crescita demografica zero e la generazione baby boomer che inizierà ad estinguersi.
Il fattore chiave che si vuole mettere in evidenza, prendendo spunto da un articolo di The Economist, è invece quello qualitativo. Nel lungo periodo i clienti saranno i millennial e, come ricordato dall’articolo, i morti hanno due vite: una fisica, come materia, ed una culturale, come esseri sociali. Per i millennial l’essere sociale si identifica con l’essere social e, quindi, è bene vedere quali sono i trend innovativi nei paesi in cui essi, di abitudine, si manifestano prima del nostro.
La prima macro-tendenza è il salto dell’intermediario così come oggi inteso. Per meglio dire sarà la vendita dei servizi connessi al funerale che formerà il valore aggiunto per gli operatori di settore: per i fattori tradizionali dell’attuale processo funerario (l’hardware) è previsto l’acquisto diretto tramite marketplace, venendo così progressivamente a cadere l’abitudine (visto la circostanza) di affidarsi al professionista incondizionatamente e, soprattutto, senza contrattazione.
Questo deriva dalla seconda macro-tendenza: l’aumento esponenziale delle cremazioni (The Economist per l’Italia riporta il dato medio, molto basso ma non veritiero del trend complessivo, per i motivi ben espressi da Noedemos). Le connessioni innovative si riscontrano con riguardo la sostenibilità ambientale del processo crematorio e le soluzioni alternative alla semplice conservazione delle ceneri, o dell’urna, in un cimitero tradizionale.
Infine la dimensione social, dove il trend è il non-oblio digitale con tutto il relativo condimento tecnologico: dai cimiteri digitali, alle candele in codice QR sulle lapidi per leggere il profilo del defunto a quant’altro si possa immaginare.
Sotto un’ultima ottica, non riportata dagli articoli citati e che pare opportuno rilevare, non sembra esistere attualmente un servizio affidabile (anche a livello internazionale quelli esistenti non danno garanzie in tal senso o sono parziali) che consenta di disporre omnicomprensivamente il da farsi, dopo la morte, con riguardo la miriade di profili digitali che ognuno possiede.