Stable Coin e la Loro Importanza per le Banche Centrali

Archivio, 20 ottobre 2018, finance intelligence: cryptocurrency e banche centrali
Le stable coin sono in cryptoeconomy monetaria le cryptocurrency che hanno un valore fisso nei confronti di una valuta fiat, nella quasi totalità dei casi il Dollaro Usa. Il contro valore è 1:1: esso quindi è stabile in funzione della valuta fiat di riferimento.
Stable coin sono un’aberrazione del concetto di cryptocurrency espresso da Satoshi Nakamoto perché non presentano la distribuzione della fiducia in via equi-decentrata, con tutto ciò che ne deriva in quanto ad effetti socio economici rispetto al sistema basato sulle monete tradizionali. Esse sono centralizzate per definizione e per genesi, perché la fiducia di chi le utilizza è posta primariamente sul cambio fisso e paritario rispetto ad un unità monetaria emessa da un’entità centrale (nel caso di USD la FED) e, affinché essa perduri, è necessario che ad una certa quantità di stable coin presente sul mercato corrisponda sempre una pari quantità di fiat corrispondente nelle casse dell’emittente: in caso contrario il rapporto 1:1 non è garantito; quindi fiducia centralizzata anche nei confronti dell’entità che le mette in circolazione.
Pertanto le stable coin si possono definire come la traslazione forzata nella cryptoeconomy delle monete complementari che dalla notte dei tempi si sono affacciate nel panorama monetario. La traslazione avviene adottando il protocollo blockchain per la regolazione degli scambi tra i detentori di stable coin, trasferendo alle complementari tutti i vantaggi di sicurezza, velocità e disintermediazione che notoriamente il protocollo adduce.
La prima stable coin autorevole comparsa nel mercati fu Tether, nel lontano 2012: esiste ancora ed è vivace ma l’autorevolezza teorica, dovuta ai nomi che componevano il board originale della società emittente, si è persa per strada. Essa infatti è stata al centro di scandali, tuttora non risolti, imperniati sul fatto che diversi processi di audit di terze parti, volti a controllare la corrispondenza tra quantità emessa e quantità a garanzia, abbiano evidenziato discrepanze non indifferenti. Tra parentesi Tether emise a suo tempo anche una stabelcoin 1:1 contro Euro la quale, tuttora esistendo, ha una circolazione pari a zero.
Ultimamente in ambito stable coin c’è un gran fervore sia in contesti privati che pubblici. Nel privato strategicamente la questione è un business fintech, perché disintermedia con un colpo unico tutta la filiera tradizionale dei pagamenti, tanto più cross border e senza il rischio di cambio che caratterizza le cryptocurrency tradizionali. Attori (anche questa volta) autorevoli che presentano asset da porre in evidenza sono i gemelli statunitensi Winklevoss, con Gemini Dollar, il colosso crypto Circle, con USDC, e Paxos, con PAX. In termini corporate, finance intelligence, la funzione interessata è la tesoreria che può ricavare ingenti vantaggi competitivi, non solo di costi, dall’utilizzo dello strumento soprattutto a livello di gestioni centralizzate di gruppo.
Dal lato pubblico le stable coin saranno il fulcro della prossima adozione del protocollo blockchain da parte di diverse banche centrali. Cina, Iran, Singapore e compagnia sono alle fasi finali dell’approccio operativo alla soluzione: agli ovvi benefici, in termini di costi e controllo, che lo strumento offre rispetto alla circolazione monetaria tradizionale si affiancano anche convenienze dovute all’immediatezza trasmissiva e senza intermediari della politica economica, così come ben spiegato qui da Fabio Lugano.