Stati Uniti: Effetti della Shale Revolution ed Intelligence
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Archivio, 24 novembre 2017, economic intelligence USA
La shale revolution è la seconda conseguenza delle crisi petrolifere che colpirono il mondo occidentale per due volte durante gli anni ’70 del novecento. Sebbene con minore intensità rispetto, per esempio, ai paesi europei dell’area mediterranea sopratutto la seconda escalation petrolifera, quella del 1978, non lasciò indenne gli USA: le riserve strategiche si abbassarono al minimo ed i contraccolpi sul quotidiano, produttivo e del consumo, furono evidenti se non altro da un punto della consapevolezza mediatica.
Il chiodo fisso della politica industriale USA di matrice energetica che seguì quel periodo si può riassumere in due parole ‘never again’: questo fu il proposito, perfettamente bipartisan, di tutte le amministrazioni che si susseguirono, e cioè mai più il paese avrebbe dovuto strategicamente dipendere dal libero arbitrio di terzi in ottica energetica.
La prima conseguenza fu il processo, prima geo-politico e successivamente geo-economico, che portò dagli anni ’80 alla reciproca multi-dipendenza (commerciale, militare e finanziaria) tra Stati Uniti e i maggiori produttori di greggio del golfo, Arabia Saudita e Kuwait in primis. L’obiettivo strategico, senza dubbio centrato, fu per gli USA diventare il partner privilegiato nelle relazioni con i produttori di greggio non solo quantitativamente primari ma, anche, più stabili politicamente e con maggior influenza nell’area del golfo.
La seconda conseguenza è stata l’ottimizzazione nell’efficienza del processo di fracking, e cioè estrazione degli ‘shale products’ (greggio e gas) da giacimenti naturali di cui gli USA sono i secondi detentori al mondo, dopo la Cina. L’obiettivo era in questo caso affrancarsi completamente dalla dipendenza di fornitura estera con costi sostenibili: stando al ‘World Energy Outlook 2017’, pubblicato recentemente dall’International Energy Agency l’obiettivo non solo è stato raggiunto ma superato in quanto, secondo le previsioni “The United States will be the undisputed leader of global oil and gas markets for decades to come”.
Le considerazioni al tutto sono abbastanza intuitive: una politica industriale di lungo periodo, mirata in questo caso al fattore energetico, condivisa politicamente e coerentemente perseguita per oltre quaranta anni ha prodotto risultati socialmente fondamentali, quindi ha contribuito al bene comune.
A latere estrema attenzione in termini di intelligence è stato dato alla realizzazione di scenari determinanti anzitutto in funzione geo-economica; parallelamente i settori produttivi interni sono stati accompagnati sia nel campo dell’innovation intelligence, per mezzo della quale l’efficienza estrattiva è aumentata del 40% solo nel corso degli ultimi cinque anni, sia nel campo SOCMINT, dove un’azione di social media intelligence congiunta tra agenzie governative, centri di ricerca e produttori ha permesso di smentire i falsi allarmismi propagandistici di natura ambientalista ed influenzare positivamente quelli con un fondamento di verità.