Competitività, India il Paese dell’Ambiguità.

Archivio, 18 giugno 2018, innovation intelligence indiana
L’India nonostante una popolazione di più di 1,3 mld di individui (con una previsione di 1,7 alla fine del secolo) ed una campana demografica con una distribuzione dei cluster perfetta sotto l’ottica dello sviluppo (base larga, punta stretta ed assenza di bombature anche nel lungo termine), continua ad essere l’eterno incompiuto per antonomasia dei grandi dell’economia mondiale. Di analisi sulle motivazioni se ne trovano di ottime in rete (a partire da Limes, a cui si rimanda): per ciò che riguarda l’innovazione tecnologica è interessante sottolineare l’ennesima contraddizione che caratterizza il paese.
Da una parte il sistema Aadhaar, il più grande data base biometrico di cui si ha conoscenza (per ora) al mondo, progetto lanciato nel 2009 e reso operativo nel 2016. Esso, attuato ad opera di privati, è finalizzato non solo a dare un identificativo anagrafico univoco a tutti gli indiani ma, anche, ad essere il link digitale con servizi pubblici, ad esempio il sistema del welfare, e privati, ad esempio conti correnti, telefonia, trasporti. Come da recente analisi del New Yorker, Aadhaar per ora sta funzionando solo nelle città e per le classi sociali con istruzione medio-alta. Il paese rurale e le classi povere di competenze non solo soffrono la mancanza di comunicazione, di formazione digitale, di connessione e di un basso livello di financial inclusion (quindi alto grado di unbanked) ma, inoltre, sono le più bersagliate dalla corruzione e dal malaffare che gravita sull’efficacia del sistema. Gli importi dovuti per il welfare, pensioni e sussistenza per esempio, vengono incamerati da terzi estranei ai destinatari, con la complicità dei funzionari pubblici. Il danno percepito da interi ceti della popolazione, rispetto al sistema cartaceo/fisico precedente, è tale da invocare il ritorno almeno temporaneo al passato con finalità di ri-programmazione di carattere basico. In altre parole è inutile fornire sussistenza monetaria, invece di distribuire beni come precedentemente avveniva, se i destinatari non hanno un conto bancario: bene che vada le persone non sono in grado di usufruire dei soldi, male che vada essi vengono loro rubati e, date le dimensioni del paese, si parla di milioni di individui.
Sotto altro punto di vista, pochi giorni fa, il governo ha presentato la strategia nazionale per l’intelligenza artificiale. È un piano ambizioso con cinque scenari di teatro: la salute, l’agricoltura, l’educazione, smart city ed infrastrutture e la smart mobility. Il piano nel suo sviluppo ricalca altri piani nazionali di settore, da quello cinese a quello statunitense, e nella suo dispiego non si riesce a cogliere la particolarità che dovrebbe caratterizzare il topico sociale indiano. In altre parole sembra un ‘copia e incolla’ di ovvietà già presenti in altre strategie e/o modelli di espansione in tema, comprese le raccomandazioni indirizzate alle figure chiave pubbliche e private. Il dubbio è che tutto si possa risolvere, come spesso accade in India, con un’ evoluzione differenziata e non di sistema: eccellenze emergeranno, cluster politici, di ricerca, economici e sociali ne trarranno beneficio, si distingueranno e sicuramente domineranno anche internazionalmente ma il paese, nel suo complesso, non riuscirà a trarre a medio-lungo termine i vantaggi complessivi che ancora una volta si propone.